L’attaccamento insicuro non “causa” l’autismo e un attaccamento sicuro non “cura” l’autismo . Non e’ un gioco di parole, ma un modo per ricordare che l’autismo e’ un disturbo “dai volti infiniti e le cause alla base sono molteplici. Per questo motivo i soggetti coinvolti nella sindrome sono tutti diversi, ma e’ importante sapere che autismo e attaccamento sicuro possono coesistere allo stesso tempo”. A confermarlo e’ David Oppenheim, lo studioso dell’Universita’ di Haifa relatore al convegno dell’Istituto di Ortofonologia a Roma.
Il genitore con insightfulness “riesce a promuovere un attaccamento sicuro nel figlio perche’ sa fare i conti con il bambino reale, distinguendolo da quello ideale. Inoltre, le mamme che vengono da noi- fa sapere Oppenheim- non corrispondono alla descrizione delle ‘madri frigorifero'”.
IL CONTRIBUTO DEI GENITORI ALLO SVILUPPO DELL’ATTACCAMENTO NEL BAMBINO – Il contributo dei genitori alla qualita’ dell’attaccamento del figlio e’ analizzabile in base a tre elementi, spiega lo studioso: sensibilita’, insightfulness e risoluzione. “La sensibilita’ riguarda sia la corretta lettura dei segnali del bambino, che il sapergli fornire una risposta corretta, appropriata e immediata. La figura di riferimento aiuta in questo modo il piccolo a sentire che in caso di bisogno il suo caregiver sara’ disponibile ad accoglierlo”.
IL NUCLEO DELLA SENSIBILITA’ – “Il nucleo centrale della sensibilita’ di un genitore e’ il continuo tentativo di arrivare alla risposta giusta. Un avanti-indietro nella ricerca del contenimento adeguato, senza temere di sbagliare. La sensibilita’ materna- precisa il professore- e’ quindi la corretta interpretazione dei segnali del figlio”.
LA RESPONSIVITA’ – La responsivita’ materna e’ invece “il saper corrispondere con la giusta flessibilita’ ai segnali inviati dal bambino e si ravvisa nell’interesse genuino e autentico al figlio, nella flessibilita’ di negoziare i momenti di conflitto e di mancata corrispondenza, nel creare un’atmosfera piacevole e nel saper contenere i suoi momenti negativi”. Una capacita’ che viene meno se la “mamma ha per i figlio un affetto appiattito, passivo e depresso, un tono di voce spiacevole e senza modulazione, se pensa ad altro e- conclude Oppenheim- se perde interesse verso il bambino”.
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